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La bioetica della biologia sintetica

L’importanza della bioetica

Immergendoti sempre più nella manipolazione dei costituenti fondamentali della vita, incontrerai un campo che è tanto importante per il tuo percorso quanto lo sono le tecniche di laboratorio: la bioetica. La bioetica è lo studio multidisciplinare delle problematiche etiche che nascono dall’innovazione portata da biologia e medicina. La si può immaginare come il ponte che collega le conoscenze scientifiche con i valori umani che guidano le azioni responsabili. Perché è vitale per te? Perché la biologia moderna sta espandendo a un ritmo rapidissimo la nostra abilità nell’interagire, modificare e disegnare sistemi biologici in modi mai visti prima. La tecnica ci sta dando poteri straordinari che portano spesso al sorgere di dubbi e ambiguità. In particolare, stiamo vivendo una trasformazione dell’etica tradizionale con l’affermarsi di una visione che vede la natura come vulnerabile rispetto alle azioni umane, e dunque oggetto stesso della nostra responsabilità. Come scienziato, il tuo lavoro ha la potenzialità di avere un impatto significativo, non solo sull’individuo, ma anche sull’ambiente e le generazioni future. Per questo, interessarti alla bioetica può fornirti le basi per un pensiero critico necessarie per esplorare questo complesso campo.


Implicazioni etiche della biologia sintetica

La biologia sintetica vede gli organismi viventi non solamente come oggetti di studio, ma anche come sistemi riprogrammabili, permettendo così un controllo molto preciso sui processi biologici. Il suo obiettivo primario è il design e la costruzione di nuove parti e sistemi biologici o il redesign di sistemi e parti già esistenti, tutto questo a fini utili. Tuttavia, con così tante potenzialità nascono anche considerazioni etiche di un certo spessore. Una prima preoccupazione riguarda la biosafety e la biosecurity, ad esempio il potenziale di dual-use, ovvero quando tecnologie inventate a fini benefici possono essere deliberatamente usate nel modo improprio, con obiettivi dannosi. Questo include il rischio di terrorismo biologico, come l’ingegnerizzazione di virus per utilizzarli come eventuale arma biologica. La capacità di condurre sintesi di DNA non è più limitata a una cerchia ristretta di persone, e a volte materiali pericolosi possono essere ottenuti con relativa facilità. Oltre all’uso intenzionalmente scorretto, occorre considerare il rischio di bio-errori, che comprendono potenziali conseguenze inattese derivanti dal rilascio accidentale di organismi ingegnerizzati, effetti imprevisti dopo il loro rilascio nell’ambiente (come un possibile trasferimento genico orizzontale), o mutazioni pericolose che potrebbero insorgere in un seguente momento nell’ambiente. Inoltre, gli organismi ingegnerizzati potrebbero anche diventare specie invasive negli ecosistemi naturali. Questi rischi sottolineano la vulnerabilità della natura di fronte alle invenzioni umane e delle possibili conseguenze a lungo termine delle nostre azioni, tematiche centrali nel dibattito etico della biologia moderna.


Dilemmi etici degli ultimi anni

La biologia sintetica è diventata un argomento centrale nel dibattito bioetico per via dei suoi risultati sorprendenti. Nel 2010 è stata annunciata la creazione di SYNTHIA, un Micoplasma micoide controllato da un genoma sintetizzato chimicamente, notoriamente descritto come “la prima cellula il cui padre è un computer”. Il pioniero di questo lavoro, J. Craig Venter, ha parlato del suo lavoro non come una semplice lettura del codice genetico, ma come una scrittura, simulazione al computer e riscrittura, ai fini di ottenere nuovi tipi cellulari. Nonostante si tratti di risultati eccezionali e significativi, è cruciale capire che si sono basati sull’inserimento di genomi sintetici in cellule già esistenti, e non hanno in nessun modo creato la vita a partire da materiali inorganici. Le discussioni etiche sull’argomento a volte utilizzano termini sensazionalisti come “Creare la vita” o “Giocare a fare Dio” che ambiscono a catturare l’attenzione, ma finiscono con l’impedire la comprensione della scienza dietro al progetto e anche delle sue implicazioni etiche. La possibilità di creare la vita a partire da composti inorganici rimane ancora lontana nel futuro prevedibile. La nascita della tecnica CRISPR-cas9 nel 2013 ha sollevato questioni etiche con una urgenza mai vista prima. Jennifer Doudna ha descritto come il rapidissimo e diffuso uso della tecnologia da laboratori di tutto il mondo l’ha sbalordita. Al tempo stesso, la consapevolezza che qualcuno potrebbe testare la tecnica in ovuli, spermatozoi o embrioni, con lo scopo di creare alterazioni genetiche ereditarie, ha acceso una “tempesta etica” che ha iniziato a turbarle il sonno già dalla primavera del 2014. Il veloce avanzamento della ricerca e la poca consapevolezza tra i governi e gli enti regolatori l’ha convinta che gli scienziati coinvolti nella genesi della tecnologia devono partecipare attivamente nel dibattito pubblico riguardante le sue ripercussioni. Questo l‘ha spinta a co-organizzare riunioni e co-pubblicare un articolo su Science che sollecitasse la comunità scientifica globale ad astenersi dall’usare i tool di genome editing su embrioni umani a fini clinici. Un caso emblematico delle problematiche etiche legate al genome editing è emerso nel Novembre del 2018, quando il ricercatore cinese He Jiankui ha dichiarato di aver creato le primissime gemelle modificate geneticamente con l’utilizzo di CRISPR-cas9. Il suo obiettivo era quello di alterare il gene CCR5 degli embrioni per rendere le bambine resistenti a eventuali future infezioni da HIV. L’annuncio ha comportato uno shock nella comunità e ha fatto emergere la necessità di una regolamentazione mondiale. Diversi scienziati ed etici hanno definito l’esperimento prematuro ed eticamente ingiustificato. Hanno inoltre sottolineato l’esistenza di metodi più semplici e più efficienti per la protezione da HIV e come i benefici potenziali non superassero i rischi associati ad un editing di tale portata. Il caso delle gemelle ha portato alla luce la questione delicata dello human enhancement, risvegliando domande sull’uso di queste tecnologie non per curare malattie, ma per conferire specifiche caratteristiche all’uomo, concetto spesso associato al termine “Designer babies”. Anche se Jiankui ha tentato di giustificare l’esperimento, le sue azioni lo hanno portato alla condanna per “pratiche mediche illegali” in Cina, evidenziando la serietà della violazione delle norme etiche e regolatorie già esistenti.


Come approcciarsi al problema

La biologia sintetica solleva profondi interrogativi filosofici sulla definizione stessa di vita e sulla distinzione tra macchine ingegnerizzate e organismi viventi, specialmente nella costruzione di genomi o sistemi sintetici da zero. Considerando i potenziali benefici e rischi, sono essenziali deliberazioni etiche solide e supervisionate. Organismi come la Presidential Commission for the Study of Bioethical Issues (PCSBI) e l’ European Group on Ethics in Science and New Technologies (EGE) si sono impegnati nell’esaminare la biologia sintetica. Hanno poi proposto approcci etici diversi, anche se a volte sovrapposti: mentre PCSBI propone un approccio pragmatico basato sui principi come il bene pubblico e la vigilanza prudente, EGE enfatizza la dignità umana e l’analisi concettuale di vita e natura. Entrambe sottolineano l’importanza critica della responsabilità e della capacità di rendicontazione nelle attività di ricerca. Si riconosce il bisogno di una formazione etica specifica per i ricercatori nel campo della biologia sintetica, estendendo la bioetica oltre il campo medico tradizionale fino all’ingegneria e la scienza dei materiali. Per un corretto dibattito è fondamentale promuovere la comprensione pubblica consapevole, tramite una comunicazione chiara e attività educative inclusive. Man mano che la biologia sintetica continuerà a evolversi, sarà indispensabile mantenere una costante valutazione dei rischi, che rimarrà un pilastro centrale del suo sviluppo responsabile.