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Antibiotici in laboratorio

    Petri dishes

    Immagine di CDC da Unsplash

    Antibiotici: una guerra ancora in corso (parte 4)

    In laboratorio possiamo misurare l’efficacia di un antibiotico attraverso vari test, che ci permettono di capire quale sia più efficace contro un determinato patogeno e di sviluppare quindi una giusta terapia. 

    Fondamentale per determinare i valori della MLC e della MIC è il test di diluizione. Si prendono 10 provette sterili contenenti del terreno di coltura (una sostanza che mangiano i batteri e quindi che permette loro di crescere e replicare) e si aggiunge a nove di queste una quantità di antibiotico a concentrazione crescente (e cioè una quantità di antibiotico sempre maggiore). La provetta priva di antibiotico servirà a verificare che i batteri crescano correttamente in assenza del farmaco. Si inserisce poi una uguale quantità di batteri in ciascuna provetta e si mettono tutte in una camera alla temperatura di 37°C per circa 24h (questo processo viene definito incubazione). Il giorno dopo, osservando le provette si noterà che la torbidità (indice di presenza di batteri) decresce andando verso le provette con più antibiotico fino a quando il terreno risulterà completamente limpido: la concentrazione della prima provetta in ordine crescente in cui il terreno sarà limpido indicherà la MIC.

    Diluizioni
    Diluizioni

    La determinazione della MLC prevede invece di prelevare i batteri dalle provette in cui non è presente la torbidità e inserirle all’interno di capsule petri, anch’esse contenenti il terreno di coltura (processo definito piastraggio). Ciascuna capsula avrà lo stesso numero della provetta da cui provengono i batteri: la prima capsula in ordine crescente priva di batteri indicherà la provetta la cui concentrazione corrisponde alla MLC.

    Potendo sembrare inizialmente concetti un po’ complessi, cerchiamo ora di spiegarli in modo più semplice. Maggiore è la quantità di antibiotico utilizzata contro un certo numero di batteri, maggiore sarà la tossicità di questo verso gli stessi. Partendo da quantità minime di antibiotico (dell’ordine di µg, cioè 10-6 grammi), questo non avrà alcun effetto tossico sui batteri. Incrementando man mano la concentrazione del farmaco otterrò un effetto sempre più potente: giunto ad una certa concentrazione i batteri non riusciranno più a replicare ma resteranno comunque in vita; aggiungendo ulteriore antibiotico invece le cellule moriranno. Il primo dei due valori è la MIC mentre il secondo corrisponde alla MLC.

    Un modo per capire la suscettibilità di un batterio ai diversi antibiotici è il Kirby-Bauer test, ideato da William Kirby e A. W. Bauer negli anni sessanta, è molto usato ed è anche uno dei più semplici. Per farlo abbiamo piastrato in una capsula Petri il batterio di interesse e quindi, con un apposito dispenser abbiamo depositato sulla superficie dei dischetti che contengono concentrazioni terapeutiche di antibiotici diversi per ogni disco, quindi lasciata in incubazione la piastra a 37° per circa 24h la osserviamo.

    Dipartimento di Biologia, Università di Padova

    Come nell’immagine si nota che attorno ad alcuni dischi i batteri sono cresciuti normalmente, in quel caso i batteri sono resistenti a quel determinato antibiotico, attorno ad altri dischi si notano degli aloni in cui i batteri non sono cresciuti (un po’ come successe con la muffa a Fleming) in questi casi i batteri sono più o meno suscettibili all’antibiotico. Questo test può anche essere usato per identificare la specie batterica: misurando il diametro degli aloni si può calcolare il grado di suscettibilità dell’organismo a ciascun antibiotico, che è più o meno caratteristico di ogni specie.