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Natura geometrica

    phage-structure

    Immagine da: ACS Sens. 2020, 5, 12, 3739–3769 Publication Date:November 23, 2020 https://doi.org/10.1021/acssensors.0c01961

    Progetto iGEM 2023 | Parte 3

    Prima di continuare a discutere della storia di questi virus non possiamo evitare un accenno alla loro struttura. I fagi, infatti, rappresentano uno straordinario esempio di “perfezione” della  natura. La loro struttura è straordinariamente ordinata, geometrica, quasi fosse stata progettata a tavolino, eppure non è altro che il frutto di milioni di anni d’evoluzione. 

    Un fago non è altro che un piccolo insieme di informazioni genetiche racchiuse da una scatola ordinata di proteine. Il genoma virale è essenziale: niente fronzoli o informazioni inutili, solo geni necessari a sopravvivere, il tutto avvolto da poche proteine che si ripetono in unità costanti per formare una struttura rigida che prende il nome di capside.

    Immagine da Wikipedia

    L’anatomia tipica di questi organismi può essere divisa in due categorie: i fagi detti testa-coda e quelli filamentosi. I primi sono forse quelli che più sono presenti nel comune immaginario e che ci vengono in mente quando pensiamo ad un ”virus”. Sono costituiti da una testa icosaedrica data dalla ripetizione di una o due unità proteiche, e da una coda che termina con delle fibre che molto assomigliano a delle “zampette”. Sempre questa struttura ci ricorda, forse, uno dei modi più iconici con cui l’infezione della cellula batterica può avvenire: il fago si posa sulla superficie della cellula e come una siringa inietta all’interno il proprio genoma. Teniamo ben presente che questa struttura e questo meccanismo sono validi solo per alcuni batteriofagi.

    Citavamo poco fa i fagi filamentosi, questi sono forse meno affascinanti nella loro struttura rispetto ai precedenti, ma restano pur sempre importanti. Sono dati anche in questo caso dalla ripetizione di una unità fondamentale che viene affiancata da alcune altre proteine posizionate alle due estremità opposte e che sono responsabili di due eventi: mediano l’interazione e il riconoscimento con la cellula ospite, e terminano l’assemblaggio del capside stesso.